Vuoi utilizzare le case study della tua azienda per aumentare il numero di clienti? Purtroppo sono uno strumento che non usi solamente tu, ma anche tanti dei tuoi concorrenti. E il rischio di essere banale o non credibile è molto alto. Scopri come evitarlo.
Case study: i nostri consigli
Anche noi di ArchiMedia ci siamo cimentati nella creazione di case study per aumentare la riprova sociale e la fiducia dei visitatori del nostro sito.
E non è stato per nulla semplice.
Esempi di case study per la riprova sociale
Ci sono diversi tipi di case study:
- Le semplici citazioni, modello tripadvisor, per le quali ti basta avere un virgolettato dei tuoi clienti con una frase positiva sull’esperienza con te. Consiglio: per renderle più autorevoli aggiungi anche un nome e un cognome, se possibile anche una foto di chi l’ha lasciata, e se lavori nel B2B inserisci anche il ruolo aziendale ricoperto dalla persona in questione.
- Un’intera pagina web sul tuo sito che parla della storia del tuo cliente e di come la tua azienda è riuscita ad aiutarlo. Questo esempio di case study è più frequente nel B2B molte volte, perché le soluzioni richieste sono personalizzate, perché il budget è molto alto e perché i clienti sono in numero inferiore, quindi bisogna concentrarsi sulla qualità delle case study piuttosto che sulla quantità.
- I video. Questa è la tipologia migliore, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui tutti siamo di fretta e preferiamo un contenuto video a un’intera pagina da leggere.
Se le prime due case study sono più semplici da mettere in pratica, chiedendo al massimo ad un copy di aiutarci con lo storytelling, il video ha bisogno di qualche competenza in più.
Perché i video sono più complicati?
Ti è mai capitato di guardare un video e non fidarti nemmeno un po’ di quello che veniva detto?
Ti è mai capitato di pensare “mamma mia che noia” e non arrivare nemmeno a metà prima di spegnerlo?
Ti è mai capitato di pensare “oddio quanto sono sfigati questi”?
Immagino che non vorresti che questo capitasse anche ai tuoi possibili clienti. Ecco come evitarlo.
1.L’importanza dello script
Scherzavo.
Non preparare al tuo cliente uno script preciso da seguire, non far leggere pedissequamente un copione preparato da te o da una terza persona. Piuttosto fate una conversazione.
Con uno script, il video risulterebbe “finto” e non credibile. Nessuno si fiderebbe di quello che viene detto, perché si vedrebbe che è una forzatura.
Anche se non te ne rendi conto, il linguaggio non verbale e paraverbale è importantissimo e per il tuo cervello conta addirittura più delle parole.
È quello che ti lascia le sensazioni di fiducia e autorevolezza, importantissime nella fase di pre-vendita!
2.Bilancia tempo, storytelling e benefit
È chiaro che a nessuno piacciono i video lunghi: tutti hanno poco tempo e la nostra attenzione è minima. Perciò tratta i tuoi potenziali clienti facendo loro trovare quello che vorresti trovare tu: un video corto. Bastano 1, 2 o massimo 3 minuti. Non andare oltre.
In questo tempo così risicato deve esserci tutto: la storia del tuo cliente, l’idea che si è fatto di te, la sua felicità dopo aver acquistato da te.
3.Parti sempre dai problemi
Non parlare solo del tuo prodotto, ma parti dal problema che aveva il tuo cliente e mostra come la tua azienda gli ha permesso di risolverlo. Questo non solo farà capire a chi vede il video che il tuo prodotto o servizio è ottimo, ma ti metterà anche in un’ottima luce.
4.Utilizza tecniche di persuasione
Quella che non deve mancare in una case study è la tecnica del rispecchio: i tuoi visitatori si devono rispecchiare nel tuo cliente, devono riconoscersi in lui. Solo così capiranno che la tua azienda, come è stata utile al tuo cliente, potrebbe aiutare anche loro.
Esempi:
- Se sei nel B2B mostra anche gli uffici delle aziende dei tuoi clienti. L’obiettivo è che i visitatori vedano ambienti a loro famigliari.
- Se vendi pannelli fotovoltaici mostra i lavori in corso oppure il progetto finito.
- Se vendi un prodotto e non un servizio mostra il tuo cliente mentre lo usa.
Case study: esempio di ArchiMedia
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