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La grande opportunità del web: l’emergenza come occasione di riscatto

27 ott , 2020 | 3 minuti

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L’Italia è uno dei Paesi europei più arretrati per la digitalizzazione. Ma le aziende possono (e debbono) rialzarsi investendo su formazione e cybersecurity: bisogna investire sulla competenza.

 

Una grande, immensa, incalcolabile opportunità. Il difficile periodo che stiamo attraversando da quasi otto mesi, a causa della pandemia da coronavirus, è certamente una fase che ha creato uno shock economico devastante (e una crisi conseguente) alle aziende, a livello globale. Ma, a ben guardare, rappresenta anche un momento fondamentale di passaggio, in cui l’imprenditore deve fermarsi e riflettere per poi mettere in campo, immediatamente, ogni azione necessaria per poter proseguire con la sua attività.

Non tanto e non solo per sopravvivere alla crisi, ma per superarla e volare in alto, facendo diventare la difficoltà un’opportunità. Soprattutto nel mondo del digitale: internet, con tutte le sue sfaccettature (si pensi a e-commerce, smart working, marketing digitale, cybersecurity, eccetera) è l’unica via di salvezza per affrontare e superare gli ostacoli che l’emergenza sanitaria ci ha messo davanti. Ma che possiamo abbattere. Ovviamente, muovendoci nel modo più opportuno e facendoci seguire da professionisti che sono in grado di prepararci alla sfida. Come un ottimo staff tecnico prepara la squadra a scendere in campo.

Il report

Per comprendere l’importanza (e, allo stesso tempo, la necessità) della partita che si deve giocare, basta vedere l’analisi fatta da Desi (Digital Economy and Society Index), che annualmente misura la digitalizzazione dei Paesi europei e che colloca l’Italia al quart’ultimo posto nell’uso del digitale. Un rapporto che ci stronca, arretrando il Bel Paese, addirittura, dalla 24^ alla 25^ posizione (su 28 stati). Siamo davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Una situazione di arretratezza, valutata sulla base di diversi indicatori come connettività, capitale umano, uso di internet, sviluppo delle tecnologie e cybersicurezza. E’ qui che si deve intervenire per invertire la rotta.

E’ necessario cambiare marcia e strategia

I dati, impietosi, sullo stato della digitalizzazione dell’Italia e delle sue aziende, comporta un impegno necessario per preparare aziende stesse, imprenditori e dipendenti all’uso delle nuove tecnologie, indirizzando questa preparazione verso quei settori che più di altri vanno implementati.

In tal senso, è fondamentale la formazione. Imparare e capire come accedere alle opportunità della rete è il primo passo, nel cammino verso un rilancio post lockdown o nella convivenza con questo. Anche perché la rete rappresenta un universo per molti nuovo e pieno di insidie. Per questo, serve formazione. In modo da tutelare l’azienda stessa e i dati.

Obblighi e formazione

La nostra legislazione impone nuovi obblighi e norme per il trattamento dei dati personali, il che comporta più competenze da parte di chi è responsabile del rispetto della privacy. In tal senso, la formazione è l’unico strumento che le imprese hanno per rendere dipendenti e autorizzati consapevoli e sensibili sul tema, considerando che il regolamento non solo è stringente, ma è anche in evoluzione.

Dunque, formazione e aggiornamento. In effetti, dopo che il decreto “Semplifica Italia” nel 2012 aveva eliminato l’obbligo di formazione dei responsabili in materia di privacy (delegando di fatto l’attività di formazione alla sensibilità del titolare del trattamento), con l’entrata in vigore del regolamento europeo sulla protezione dei dati, da maggio 2018, c’è l’obbligo di formazione, con la necessità per l’autorizzato di avere competenze professionali qualificate. Un regolamento che va visto non tanto come imposizione, quanto come un passo in avanti di civiltà.

Peraltro, la prescrizione è così importante che la violazione dell’obbligo formativo è punita severamente con sanzioni fino a 10 milioni di euro o il 2% del fatturato totale annuo. Per tale ragione, diventa a questo punto strategico progettare piani di formazione privacy.

Sicurezza e business continuity

Un altro aspetto decisivo in questa fase, è quello della cybersicurezza e della continuità aziendale in presenza di un problema che blocca l’attività. Non è più pensabile, al giorno d’oggi, che un’azienda non sia in grado di affrontare un attacco hacker che paralizzi l’attività o che, nel caso in cui ci sia comunque un problema che blocca l’operatività della produzione, non sia in grado di riprendere e continuare. O ancora che, fatto forse più grave, possa perdere (o farsi rubare) dati, specie se si tratta di dati particolari, relativi alla privacy.

Per tutto questo, occorre l’assistenza di professionisti preparati, capaci di prevenire o superare un attacco (o uno stop) legato ad eventi eccezionali. A maggior ragione in questo momento in cui il web è diventato il “mondo parallelo” in cui poter sopravvivere all’emergenza. In ogni settore sociale, dal lavoro alla scuola.

Come un corpo umano necessita di medicine e professionisti sanitari in grado di curare la malattia, allo stesso modo chi ha competenze in tema di cybersicurezza può impedire il problema o affrontarlo e curarlo, qualora si verificasse. Specie in caso di zero day. Ritieni che sia il caso di rischiare o è meglio prevenire, in modo da garantire la continuità aziendale? La risposta è ovvia.

Scarica questa infografica e scopri le 5 regole base per evitare incidenti e violazioni dei dati.

Paolo Monini

Founder & Chief Risk Officer Archimedia
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