Gli attacchi di Social Engineering sono progettati per sfruttare le debolezze psicologiche e comportamentali delle persone, in modo da ottenere accesso a informazioni riservate. Non importa quanto avanzata sia l'infrastruttura tecnologica di un’azienda: se i dipendenti non sono consapevoli dei rischi e non adottano comportamenti sicuri, l’errore umano può aprire le porte a un data breach devastante.
Il social engineering è una tecnica utilizzata dagli hacker per manipolare le persone, inducendole a rivelare (ad esempio attraverso compilazione di form) informazioni sensibili, a compiere azioni non sicure o a fornire accesso a sistemi protetti. A differenza degli attacchi informatici "tradizionali", che sfruttano le vulnerabilità tecniche dei Firewall, il social engineering si basa sulla manipolazione psicologica, sfruttando le emozioni, la fiducia e la fretta delle vittime per raggiungere l'obiettivo. In altre parole, si tratta di un’ingegneria della mente umana più che della tecnologia.
Gli attacchi di social engineering possono assumere diverse forme. Ecco come si presentano nei casi più comuni.
Un attacco basato su email o messaggi fraudolenti che imitano comunicazioni legittime per spingere le vittime a fornire informazioni sensibili, come credenziali di accesso o numeri di carte di credito. Qui un approfondimento sul Phishing.
Tecniche simili al phishing, ma condotte tramite telefonate (vishing) o messaggi di testo (smishing), dove gli aggressori fingono di essere rappresentanti di organizzazioni legittime.
L'uso di supporti fisici infetti, come chiavette USB, lasciate volutamente in luoghi pubblici per invogliare le persone a collegarli ai propri computer.
Una tecnica in cui l'attaccante finge di essere una figura autorevole (ad esempio un collega o un funzionario di banca, un esponente delle forze dell'ordine, un professionista stimato) per ottenere informazioni personali o accesso a dati aziendali.
Salta subito all'attenzione che, agendo su un piano completamente diverso e psicologico, questo genere di attacco va affrontato con una strategia difensiva diversa e non (solo) tecnologica. Per quanto un’azienda possa investire in tecnologie di sicurezza avanzate come firewall, antivirus, crittografia e autenticazione a più fattori, l’elemento umano resta un punto estremamente vulnerabile. Gli hacker lo sanno bene, ed è per questo che attacchi come il phishing e il social engineering sono in costante aumento. Il motivo è semplice: mentre i sistemi informatici possono essere protetti con misure preventive, gli esseri umani sono soggetti a emozioni, distrazioni e comportamenti imprevedibili.
Fa leva su meccanismi psicologici come questi:
Quando un attacco di social engineering ha successo, le conseguenze possono essere veramente gravi. Un singolo errore umano può portare a un data breach, che non solo compromette informazioni sensibili, ma può anche avere impatti finanziari, legali e reputazionali significativi.
Inoltre, a seconda della natura del dato violato, i danni possono variare dal furto di identità degli utenti alla perdita di proprietà intellettuale, passando per multe salate e costose azioni legali da parte dell'Autorità.
Se l'errore umano è il punto debole della sicurezza informatica, la soluzione per mitigare questo rischio è investire nella formazione e nella consapevolezza dei dipendenti. Ogni collaboratore, indipendentemente dal ruolo, deve essere formato per riconoscere le minacce e sapere come agire in modo sicuro.