Negli ultimi anni, il termine “ransomware” è diventato tristemente noto nel mondo della sicurezza informatica. Si tratta di un tipo di malware che, una volta che si introduce in un sistema informatico (spesso a seguito dell’apertura di un file allegato a un messaggio di posta elettronica) crittografa i dati presenti sul dispositivo infettato, rendendoli inaccessibili, e che chiede un riscatto in cambio della chiave di decrittazione. Quando si è colpiti da un attacco ransomware, si può essere tentati a pagare il riscatto per recuperare i propri dati. Tuttavia, la prima cosa da considerare è che l’attacco Ransomware implica automaticamente anche un Data Breach, quindi è necessario modificare l’approccio alla gestione della violazione.
Con il termine Data Breach, ci si riferisce a qualsiasi violazione dei dati personali che può mettere a rischio la loro riservatezza, integrità o disponibilità. Il ransomware ne rappresenta un tipico esempio, dal momento che i dati vengono sottratti e resi indisponibili. Talvolta, alla perdita della disponibilità si aggiunge anche quella della riservatezza.
Per prevenire questi spiacevoli episodi, le aziende più avanzate scelgono di ottenere la certificazione ISO 27000.
La ISO/IEC 27000 definisce la sicurezza delle informazioni utilizzando l'acronimo RID, che indica la necessità di preservare:
I data breach si verificano appunto quando viene compromesso uno di questi aspetti del RID, come nel caso qui preso in ipotesi.
La scelta di pagare un riscatto può rivelarsi non solo infruttuosa, ma estremamente pericolosa e foriera di ulteriori e nefaste conseguenze.
Il ransomware è oggi la tipologia di attacco informatico più frequente ed insidiosa per enti pubblici, imprese di ogni dimensioni e privati cittadini. Cedere alle richieste degli estorsori cela diverse insidie, per questo il consiglio è quello di prendere in considerazione alternative più sicure e sostenibili.
Quando si è vittime di un data breach, in particolare del ransomware, vanno necessariamente fatte delle considerazioni in merito alla scelta se pagare o meno il riscatto, dal momento che si tratta di una decisione che, oltre ad essere pressoché inutile, può rivelarsi persino pericolosa.
Evitare di diventare vittime di ransomware, o più in generale di data breach, non è soltanto possibile, ma è assolutamente necessario nell'era digitale odierna. La parola d'ordine è formazione. Educare i dipendenti sui rischi associati al ransomware e sulle misure preventive è cruciale per la sicurezza aziendale.
La formazione continua sulla sicurezza informatica è essenziale. Attraverso sessioni di aggiornamento regolari, i dipendenti possono acquisire le conoscenze necessarie per riconoscere le minacce e reagire prontamente agli attacchi. Questo non solo riduce significativamente il rischio di infezioni da ransomware, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più sicuro e protetto. Adottare una strategia proattiva nella prevenzione del ransomware offre numerosi vantaggi. Innanzitutto, permette di evitare perdite economiche importanti che possono derivare da un attacco informatico. I costi associati a un'infezione da ransomware includono non solo il riscatto richiesto dagli attaccanti, ma anche le spese per il ripristino dei sistemi, la perdita di dati e l'interruzione delle attività aziendali.
Investi in sicurezza, forma i tuoi dipendenti, rivolgiti a professionisti esperti, i migliori sono certificati 27001/2022, a garanzia di importanti skill sulla sicurezza informatica e sulle informazioni. Sviluppa e implementa una strategia efficace, così da navigare serenamente tra le complessità legali associate a questi problemi. Nel frattempo, ecco una checklist per iniziare subito ad avere maggior consapevolezza della situazione.