28 maggio 2019 |
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Scrittrice, giornalista scientifica, produttrice, conduttrice e autrice televisiva: Alessandra Viola si occupa di comunicazione a tutto tondo.
Collabora anche con testate giornalistiche nazionali come Il Sole 24 Ore, La Repubblica e L'Espresso. È autrice di diversi saggi e libri di divulgazione scientifica come Verde Brillante, Trash e Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti.
Insegna Comunicazione della scienza all’università LUISS di Roma, ma egli ultimi tempi si è dedicata agli studi su una particolare forma di intelligenza e sensibilità che ha riscoperto nel mondo vegetale, e questo è quello che ci ha raccontato.
La comunicazione per divulgare questa scoperta come l’hai progettata?
Parto col dire che l’intelligenza delle piante è stata una scoperta frutto del lavoro di un gruppo di ricerca con il quale ho frequentato il dottorato all'Università di Firenze. Poi mi sono sempre piaciute le piante, ma sempre in modo distaccato. Se me ne moriva una dicevo: "Vabbè, che peccato!" dimenticandomene, finché non me ne regalavano un'altra e allora speravo di non farla morire come ho fatto morire la precedente.
Ciò è cambiato da quando mi sono accorta ed ho scoperto cos’è il mondo vegetale: di quanti misteri nasconde e di come si possa effettivamente dire che le piante sono degli esseri viventi intelligenti che possono comunicare tra loro.
Sono pienamente convinta di questo. E quindi mi sono chiesta: ma perché non ce ne siamo mai accorti? Perché non lo sappiamo? Come facciamo a dirlo a tutti?
E allora ho cominciato a pensare a come divulgare questa scoperta. Come prima cosa ho scritto un libro, la cosa più semplice che puoi fare, per poi andarlo a raccontare a fiere, convegni, e anche a TEDxRovigo, per poi passare anche in TV e alla radio. Come me, lo hanno fatto tantissimi altri divulgatori scientifici.
Stavi anticipando: scienza, divulgazione e comunicazione è un triangolo molto importante per veicolare le idee.
È fondamentale. Fare ricerca, investendo tantissimo tempo e risorse, spesso anche finanziamenti pubblici, per poi non divulgare le scoperte della ricerca, è inutile. Poi sei in qualche modo costretto a divulgare i risultati, in primis per avere nuovi fondi, e poi per avere un consenso sociale rispetto agli indirizzi di ricerca.
Finora abbiamo parlato di comunicazione tradizionale, sul rapporto invece con internet ed i social, com’è per i divulgatori scientifici?
È importantissimo anche se non li uso spesso. Il mio ultimo editore, per promuovere il mio libro, mi ha detto: "realizza dei contenuti, delle raccolte di dati, delle foto da mettere su Instagram, dei video da pubblicare sui social". Io ovviamente non l'ho fatto, ma ci sto lavorando su.
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Essere ricercatori e divulgatori è importantissimo nella società per far avanzare il progresso. Per sostenere questa ricerca, sia in termini di consenso tra il pubblico, sia per reperire fondi attraverso gli investitori, è fondamentale pubblicare e rendere noti i risultati ottenuti, e per fare questo, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale. E questo anche nelle piante, come Alessandra a dimostrato nella ricerca che ha raccontato a TEDxRovigo.
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