Instagram e Facebook a pagamento: ci saranno conseguenze sulle ADV?
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In pochi mesi le principali piattaforme social sembrano essere state rivoluzionate.
Prima Elon Musk stravolge Twitter sostituendo nome e logo (il buon vecchio uccellino si è trasformato in una X su sfondo nero). Poi, Meta lancia una versione di Instagram e Facebook a pagamento, con l'obiettivo di eliminare la pubblicità per gli utenti richiedenti.
Cosa sta succedendo ai social media? Che conseguenze ci saranno per le inserzioni?
Abbonamenti premium a Meta
Prima di tutto spieghiamo cosa è successo a Meta di recente.
L’introduzione della versione "premium" di Meta è la conseguenza della sentenza C-252/21 del 4 luglio 2023 con la quale la Corte di Giustizia UE ha posto dei forti limiti alle attività intraprese da Meta in tema di trattamento dei dati. In risposta a questa sentenza, Meta ha deciso di creare una versione a pagamento con l’obiettivo di eliminare tutte le critiche e le accuse riguardanti il trattamento dei dati degli iscritti.
Questo abbonamento è disponibile nell’UE, SEE e in Svizzera a partire dal 6 novembre, al costo di 9.99€ al mese sul web e 12.99€ su iOS e Android. L'abbonamento è applicato a tutti gli account Facebook e Instagram collegati nel Centro account di un utente. Fino al 1° marzo 2024, l’abbonamento iniziale è valido per tutti gli account legati al Centro gestione account dell’utente. A partire dal 1° marzo 2024 invece, per ciascun ulteriore account aggiunto al Centro gestione account dell’utente, sarà applicato un supplemento di 6€ al mese per gli abbonamenti sottoscritti tramite il web e di 8€ per quelli attivati su iOS e Android.
Con questa nuova versione a pagamento, le informazioni personali degli utenti che decidono di sottoscrivere l’abbonamento mensile, non vengono usate per gli annunci pubblicitari.
Questa possibilità di scelta di acquistare un abbonamento senza pubblicità bilancia i requisiti della CGUE che la riconosce come una forma valida di consenso per un servizio finanziato dalla pubblicità.
In alternativa, si possono continuare a utilizzare Facebook e Instagram come servizi personalizzati gratuiti continuando a vedere annunci pubblicitari. Per questi utenti rimane tutto invariato.
In entrambi i casi Meta dichiara di impegnarsi a mantenere le informazioni delle persone private e sicure, ai sensi delle nostre normative e del Regolamento sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE.
Quale impatto avrà sulle ADV la versione di Instagram e Facebook a pagamento?
Purtroppo, ogni decisione relativa a funzionalità e utilizzo dei social dipendono principalmente dalle scelte strategiche dei rispettivi CEO. Zuckenberg e Musk, nello specifico, hanno introdotto queste novità per le loro piattaforme e ogni singolo social media manager deve prenderne atto e agire di conseguenza.
D’altronde non è solo il panorama social a dipendere da scelte aziendali ai vertici. Situazioni analoghe le riscontriamo anche con Google ogni volta che viene effettuato un aggiornamento dell’algoritmo che regola la SEO e i risultati dei motori di ricerca: con il variare dei parametri di ranking ogni sito può essere colpito con oscillazioni in positivo o in negativo sul traffico organico e non sempre è possibile contrastarne gli effetti nell’immediato.
Proprio per questo, il primo consiglio che mi sento di dare è di non farsi prendere dal panico quando accadono cose di questo genere, ma piuttosto attendere che si vedano i primi effetti concreti delle novità introdotte e solo in quel caso passare all’azione.
In più, analizzando nello specifico le novità introdotte per Meta e X ci può rendere conto che la situazione non è per forza così tragica.
1 – La versione a pagamento non è obbligatoria
In primo luogo, sembra che Meta non abbia intenzione di promuovere attivamente questa nuova versione, che rappresenta solo un’opzione e non una obbligatorietà.
Infatti, nel Comunicato diffuso scrivono “Riteniamo fermamente nell’idea di un internet gratuito supportato dalla pubblicità e continueremo a garantire l’accesso gratuito ai nostri prodotti e servizi, indipendentemente dalle diverse disponibilità economiche. Consente inoltre alle piccole imprese di raggiungere potenziali clienti, far crescere la propria attività e creare nuovi mercati, stimolando la crescita dell’economia europea”.
2 - Perché pagare se prima era gratis?
In secondo luogo, questa notizia non sembra aver suscitato così tanto interesse. È probabile, infatti, che il numero di utenti disposti a pagare almeno 120€ annui per continuare a utilizzare i social media che hanno sempre usato gratuitamente, sia piuttosto limitato.
3 – Chi non vuole ADV non le considerava già prima
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è che, con grande probabilità, chi opterà per l'abbonamento premium per evitare interruzioni pubblicitarie non era interessato neanche prima agli annunci e non interagiva con gli stessi. Di conseguenza, noi inserzionisti non dovremmo vedere grandi cambiamenti.
E l’impatto su X (ex Twitter)?
Ancora meno preoccupante è la decisione di Elon Musk per X, che sembra spingere per un piano di abbonamento che garantisca anche un servizio differente: gli abbonati in questo caso hanno della funzionalità riservate tra cui Modifica Tweet, caricamenti video in alta qualità, modalità lettore, l’ambito segno di spunta blu e tweet più lunghi... nulla che possa davvero influire sulle scelte strategiche di noi social media manager!
In conclusione...
Da tutta l’analisi appena fatta si evince che non ci dovrebbero essere grandi rivoluzioni sul piano della gestione delle ADV. Quindi possiamo continuare ad adottarle nelle nostre strategie Inbound.
A tal proposito, puoi scaricare la nostra guida gratuita e iniziare ad impostare al meglio le tue campagne a pagamento.
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