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Andamento e-commerce Italia e regole di base per avviarne uno

26 mag , 2021 | 3 minuti

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Al quarto posto nel mondo tra i Paesi con il maggior aumento percentuale dell’e-commerce: il commercio digitale è cresciuto del 78% su base annua, nel primo trimestre del 2021.

Basterebbe questo per far comprendere il successo che l’e-commerce sta avendo in Italia. Come, peraltro, accade nel resto del mondo, ma con un incremento maggiore dovuto a due fattori: il gap da colmare nel settore, cumulato negli anni precedenti; le necessità generate dalla pandemia negli ultimi dodici mesi. 

Numeri che sono riportati dal “Corriere dell’Economia”. E che piazzano l’Italia dietro soltanto a Canada, Olanda e Regno Unito. Insomma, quasi sul podio mondiale. Di certo, sul podio europeo.

Peraltro, lo scatto in avanti dell’e-commerce, nell’ultimo anno, è un fenomeno globale, confermato dai numeri che riguardano i primi mesi del 2021, pubblicati su “Shopping Index”, il report trimestrale di “Salesforce”, che racconta i trend del commercio online, analizzando i dati di oltre un miliardo di consumatori in tutto il mondo.

Il report evidenzia, per quanto riguarda l’e-commerce in Italia, che l’aumento del 78% è considerevole e va ben al di sopra di quello globale (+20% se si pensa che il commercio digitale mondiale è cresciuto del 58% su base annua, nel primo trimestre 2021) e ancora di più del tasso di crescita del primo trimestre 2020, che si attestava intorno al 26%.

Dati da capogiro, per un trend di crescita quasi clamoroso nell’uso della modalità e-commerce in Italia. E ancora: la crescita del traffico generato da mobile è passata dal 21% del trimestre precedente al 24% nel primo trimestre 2021. Gli acquisti da pc, nello stesso periodo, sono passati dal 12% al 20%.

Il dato va, comunque, confrontato con altri fattori economici, in un momento generale di crisi dei consumi a causa delle difficoltà generate dalla pandemia. In linea di massima, il mercato digitale in Italia ha chiuso il 2020 meglio del previsto e il 2021 conferma la crescita e la centralità dell’e-commerce nell’anno dell’emergenza sanitaria ed economica.

Il presidente di Anitec-Assiform (Associazione italiana per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione), Marco Gay, ha commentato i primi risultati dell’analisi annuale sull’andamento dell’e-commerce in Italia, condotta in collaborazione con NetConsulting cube: “Il mercato digitale ha chiuso il 2020 meglio del previsto, quasi flat (-0,6%), in un contesto di calo generalizzato dell’intera economia, causato dall’emergenza sanitaria. L’ultimo trimestre del 2020 ha inoltre lasciato intravedere l’inizio di un recupero progressivo che ci attendiamo nel 2021”.

E ha aggiunto: “Il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale, in continuo progresso e con una dotazione di sistemi, reti e servizi in grado di attenuare gli effetti del lockdown”.

Dunque, l’e-commerce (e, in generale, le tecnologie digitali) in Italia rappresenta un settore centrale e trainante dell’economia, sul quale tutte le organizzazioni, in maggiore o minore misura, puntano.

Come spesso si sottolinea, l’e-commerce è la modalità che permette all’imprenditore di arrivare agli utenti, possibili futuri clienti, in modo più efficace, rapido e completo, rispetto al negozio “fisico” tradizionale. Fondamentale, quindi, conoscere le regole di base per avviare un sito online.

 

Le regole di base per avviare un e-commerce

L’e-commerce è senza dubbio la modalità di compravendita che, più di altre, ha avuto un aumento esponenziale nell’ultimo anno in Italia.

Il legislatore stesso, infatti, ha dovuto recepire questa realtà in evoluzione e regolamentare le compravendite online, intervenendo laddove i principi giuridici ed economici, già esistenti con riferimento ai negozi fisici, non fossero sufficienti a dettare le regole, o calibrandoli comunque alle esigenze concrete delle nuove modalità degli scambi commerciali.

Un’azienda può decidere di aprire un sito internet di e-commerce oppure di vendere direttamente i suoi prodotti e servizi attraverso, ad esempio, canali come eBay o Amazon. In questi casi, è necessario valutare attentamente la posizione fiscale, se si può vendere online restando nelle regole pur senza l’apertura di una partita Iva e come dichiarare i guadagni derivanti da questa attività.

La ragione è semplice: l’amministrazione finanziaria in Italia considera la vendita di beni online un’attività commerciale vera a propria. Dunque, se si superano l’occasionalità delle operazioni e un dato volume di transazioni, la normativa prevede l’apertura di una partita Iva, oltre a precisi adempimenti burocratici e tributari.

 

Andamento e-commerce Italia: la tutela dei dati personali

Avviare un sito e-commerce, dunque, significa rispettare anzitutto adempimenti tecnici, fiscali e burocratici. Ma non basta.

Tra le regole indiscutibilmente alla base dell’e-shop, ci sono quelle relative alla privacy. Vendere prodotti e servizi attraverso un sito online implica l’acquisizione, quindi la conoscenza, di dati che appartengono alla sfera privata di chi decide di acquistare.

L’e-commerce consente di entrare in contatto con una moltitudine maggiore di consumatori e di riuscire ad accedere (ma solo se c’è il consenso degli interessati) a dati strettamente personali, pur se strumentali all’attività di vendita.

Si deve partire da qui, per realizzare in maniera completa un sito e-commerce: la regola numero uno è rispettare le norme in materia di privacy dettate dal Regolamento europeo, il Gdpr.

 

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Paolo Monini

Founder & Chief Risk Officer Archimedia
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