B2B SEO: come cambia l’approccio ai motori di ricerca nei mercati business to business?
La SEO è l’insieme delle tecniche utili a posizionare le pagine web tra i primi risultati nei motori di ricerca ed è un’attività molto utile per le aziende che vogliono farsi trovare online dal target di riferimento con i prodotti e servizi che vendono.
In questa definizione, il concetto di target è riferibile in generale a qualunque possibile utente dei motori di ricerca. Tuttavia, a conti fatti, ci possono essere varie differenze nell’approccio alla SEO quando l’”utente” è un consumatore finale o una persona che effettua una ricerca per conto dell’azienda per cui lavora.
Esiste quindi differenza tra SEO B2C e SEO B2B?
Indice degli argomenti
SEO B2B e B2C: differenze
Diamo subito una risposta chiara alla domanda oggetto di questo articolo: sul piano strettamente operativo non esistono vere e proprie differenze nel lavoro SEO per mercati B2B o B2C.
Sul piano delle performance tecniche di una pagina web (velocità di caricamento, velocità di riposta agli utenti, responsività ecc…) valgono le stesse identiche regole.
Stessa cosa anche per la SEO tecnica e per tutte le best practice di SEO on page: keyword nel title, nell’url, nella meta description, nel testo e nei tag di intestazione (H1, H2, H3 e così via), uso di parole chiave sinonime, internal linking…
Ciò che cambia davvero è la fase strategica, quella di analisi iniziale e quella sui contenuti.
Il search intent nel B2B SEO
Uno degli errori più comuni che si possono commettere è quello di dare per scontato che lo stesso search intent generalmente espresso da un utente/consumatore finale in un motore di ricerca corrisponda a quello che cercherebbe un altro utente in ambito lavorativo professionale per prodotti o servizi analoghi.
Prendiamo in considerazione, a titolo di esempio, un settore merceologico come quello degli elettrodomestici e attrezzature da cucina. Oltre ai grandi player di mercato che operano nella grande distribuzione per il consumatore finale, esistono aziende che si propongono con i loro prodotti al mondo della ristorazione o al settore Ho.Re.Ca.
Supponiamo che un consumatore finale possa cercare su Google “piano cottura”, “piano cottura induzione” o “piano cottura 5 fuochi” per la cucina di casa propria. Le stesse keyword sarebbero cercate anche dal proprietario di un ristorante per la propria attività? Quasi sicuramente no.
Per rifornire in modo adeguato la cucina di un ristorante è molto più probabile che la ricerca dell’utente B2B comprenda termini come “piano cottura professionale”, “piano cottura professionale da incasso” o “piano cottura induzione professionale”.
Di conseguenza la keyword research nel B2B deve essere fatta con un occhio di riguardo in più e integrando anche linguaggi più tecnici affinché si possa intercettare le ricerche di una possibile azienda cliente.
Keyword research per nicchie di mercato
Altra peculiarità della SEO in ambito B2B è che, purtroppo, le keyword utili ad intercettare traffico qualificato presentano in genere volumi di ricerca inferiori.
Riprendiamo l’esempio fatto prima a proposito dei piani cottura. Gli screenshot qui sotto, presi da SEOZoom, evidenziano una netta differenza a livello di volumi medi mensili tra le keyword riferibili all’ambito B2C rispetto a quelle utili per un B2B.
KW per "piani cottura" nel B2C (SEOZoom)
KW per "piani cottura" nel B2B (SEOZoom)
Non tutto viene però per nuocere. Infatti, il divario a livello di volumi è comunque compensato da valori più incoraggianti di keyword difficulty e opportunity, segno che la competizione dietro queste partole chiave B2B è inferiore e che ci sono probabilità maggiori di riuscire a posizionare i relativi contenuti web in SERP.
Tutto questo discorso serve a sottolineare che, soprattutto nel B2B, dei bassi volumi di ricerca non sono necessariamente un problema. A volte anche una KW con volume 20 o 10 può essere sufficiente ad intercettare la propria nicchia di mercato cliente. La cosa importante è che poi i contenuti della pagina riescano a convincere le aziende alle quali ci stiamo rivolgendo.
Strategia Content SEO
Ed è infine proprio a livello di contenuti che si ritrova l’ultima importante differenza tra mercati B2C e B2B.
Scrivere contenuti in ambito B2B è di certo più complesso perché richiede al copywriter di apprendere nozioni molto tecniche che per un consumatore finale potrebbero suonare incomprensibili, ma che invece un professionista cerca e necessita per fare una scelta consapevole per la propria attività d'impresa.
La componente tecnica nei testi può risultare addirittura più importante e premiante rispetto a quella puramente persuasiva (che comunque non deve mancare per sottolineare aspetti base come il pain per l’utente/lettore, la unique selling proposition e la promessa dell’azienda nei confronti del possibile cliente).
Proprio per questo motivo, occhio all’uso dell’Intelligenza artificiale nel content B2B. Se scegli di farti aiutare da ChatGPT e strumenti analoghi ricorda che, ancora più nel B2B, accertare la veridicità delle fonti è complesso… in più non è neanche detto che l’Ai riesca a trovare informazioni esaustive per sviluppare i testi di output.
Se proprio vuoi provare questa strada ricorda comunque di fornire nel prompt iniziale alcune informazioni propedeutiche o dati certi (ad esempio una scheda tecnica di prodotto) e, piuttosto di richiedere un testo definitivo in un solo colpo, costruisci con l’AI un discorso più complesso e diviso in più parti (capitoli, paragrafi, titoli e sottotitoli…). Così facendo dovresti anche riuscire ad evitare testi ridondanti o troppo generici.
Sempre per sviluppare contenuti e piani editoriali Blog efficaci nel B2B ricorda anche di analizzare bene tutto il possibile buyer's journey del tuo target, in modo da offrire contenuti tecnici e utili per ogni passaggio del processo d'acquisto.
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